Esplosione di falconara 1922 - Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Sezione La Spezia

A.N.VV.F. La Spezia
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ESPLOSIONE DI FALCONARA 22 settembre 1922
 
In località Falconara, sopra San Terenzo, dove ora sorge un campo sportivo con annesso parcheggio una volta era sede di una polveriera del Regio Esercito. Nella notte del 22 Settembre 1922 durante un temporale notturno, precisamente alle 3 di notte, un fulmine la colpì provocando l' esplosione di 1500 tonnellate di esplosivo. L' onda d' urto sradicò e incenerì tutte le colture di ulivi della zona e distrusse e danneggiò le case di S.Terenzo, Pitelli, Pertusola, Pugliola e addirittura Lerici,  mentre come conseguenza immediata -oltre al terribile tributo di vite umane- le case scoperchiate e semidistrutte erano del tutto inagibili, i vetri delle abitazioni si frantumarono in un raggio vastissimo, e perfino alcune case di Fossamastra, quartiere di La Spezia, subirono la caduta di tegole e persiane nonostante la distanza davvero considerevole, i danni ammontarono a 5.000.000 di lire.
Perirono insieme ai molti cittadini, 5 soldati di servizio al forte, il comandante del forte-batteria, la moglie, le figlie, e nella stessa abitazione la vedova del maresciallo Tallarico con i due figli.
Fu una notte terribile di cui, ancora oggi, si rammenta con forza l'impressione enorme che ha raggiunto le generazioni contemporanee. La sera stessa della sciagura il senatore Camillo Cimati, con un telegramma, informava dell'accaduto il presidente del Consiglio on. le Facta ed il competente prefetto di Genova Sig. Poggi (la Provincia spezzina non era ancora stata decretata, sarebbe accaduto solo l'anno seguente) ed il generale Squillace, comandante della Divisione Militare di piazza.
Si organizzavano così i primi interventi di soccorso; l’opera di soccorso è stata pronta ed efficace lo slancio con cui dai paesi vicini San Terenzo, da Sarzana, da Spezia sono accorse squadre volontarie di soccorso è davvero ammirevole. Superiori ad ogni elogio le varie Pubbliche Assistenze e prima fra tutte quella di Spezia che, in quel periodo storico era dotata anche di una squadra di pompieri. Hanno pure prestato servizio le pubbliche Assistenze di Biassa, Marinasco, Marola, Migliarina a Monte, Fossa Mastra, Sarzana, Carrara, Riomaggiore e della Lunigiana. La regia Marina ha pure prestato un’encomiabile opera di soccorso, con ufficiali medici, materiale sanitario ed oltre 500 marinai.

Dal comune di La Spezia fu inviata presso San Terenzo, zona più disastrata, la squadra degli allora Operai Pompieri Guardie Fuoco alle dipendenze del comune, che ricordiamo quali progenitori dei Pompieri Spezzini.
 
Scattò subito una solidarietà nazionale: al Ministro della Marina, l'onorevole Devito, che fu incaricato di raccogliere i fondi e disporre per i soccorsi immediati, furono assegnate inizialmente L.20.000.  Il Ministro dell'Interno diede personale disposizione al Comando di Corpo d'Armata di Firenze, ed ai prefetti di Genova e di Firenze, per l'immediato invio di soccorsi e personale specializzato, attribuendo la direzione dell'operazione all'ammiraglio Biscaretti, mentre si mobilitava anche la Croce Rossa Nazionale che inviò mezzi e personale sanitario in gran quantità.
 
Mentre le Pubbliche Assistenze trasportavano a ritmo incessante i feriti che venivano ricoverati e assistiti in tutti gli ospedali della zona. Le cronache di quei giorni registravano scene strazianti, episodi tragici, dolore, ma non mancarono le manifestazioni di solidarietà.
A proposito di solidarietà, Genova inviò somme per la ricostruzione delle case abbattute a Pitelli, ma gli abitanti decisero di usare questo aiuto per costruire le scuole elementari, che mancavano nella frazione: così, ad esse venne dato il nome del capoluogo ligure, in segno di memoria e riconoscenza.
Il Pontefice fece pervenire al vescovo di Luni e Sarzana (anche la Diocesi spezzina non era stata ancora varata ufficialmente, lo sarebbe stata da lì a poco) una ingente somma; da Milano la Cassa di Risparmio inviò L.150.000.
L'unione Commercianti e Industriali della Spezia, e la Camera di Commercio di Genova, inviarono L. 25.000.
Arriva dal Comune di Monza, che ha informatizzato nel corso degli anni l'intera documentazione degli atti di solidarietà e dei contributi scaturiti nel corso del XX secolo, una traccia informatica della solidarietà legata a questo episodio, a dimostrazione della enorme eco suscitata:
Eccola:  Numero corda: 952
Contenuto: Contributo del Comune di Monza di £ 2.000 a favore dei feriti durante l'esplosione della polveriera di Falconara Lerici; quietanza di pagamento; ringraziamenti da parte del sindaco di La Spezia
Tornando ai fatti del tempo,il giornale spezzino il Popolo promosse una sottoscrizione e anche il quotidiano romano L'Azione raccolse fondi per "i danneggiati del Golfo della Spezia".
 I funerali vennero celebrati alla presenza di molte autorità a La Spezia, in Piazza Brin, il 4 ottobre: da Roma raggiunse la città il Primo Ministro Facta, mentre vennero letti i telegrammi del Re, del Pontefice, di molti Governi esteri. (Per inciso, era iniziato in pratica l'ultimo mese dell'ultimo dei Governi democratici, quello -appunto- di Facta: il 28 di questo mese di ottobre, 1922, si sarebbe infatti svolta la marcia su Roma, e il conseguente avvento del Fascismo).
 I feretri con le salme delle vittime raggiunsero in corteo solenne la passeggiata Morin da dove vennero ricondotti, via mare, al loro paese straziato, e infine sepolti. Il borgo che era stato tanto amato dagli scrittori e poeti inglesi Byron e Shelley un secolo prima era, dopo la deflagrazione potentissima, ridotto a un ammasso di macerie.

La targa qui riprodotta è posta ancor oggi sulle mura dell'allora asilo di carità, oggi scuola dell'infanzia (si trova in Via della Vittoria a San Terenzo, la salita che dal mare va al semaforo che immette sulla strada Spezia-Sarzana). La targa marmorea (più correttamente lapide) ricorda i tre municipi (Sampierdarena, Cremona, La Spezia) che con i loro contributi consentirono la costruzione della scuola d'infanzia. Si nota un Comune oggi scomparso, quello appunto di Sampierdarena, che confluì da lì a breve nella Grande Genova voluta dal regime. Sempre del regime era il simbolo che è stato rimosso (si fa riferimento al simbolo del fascio, sulla parte sinistra), scalpellato subito dopo la Liberazione.
Ottobre 2018
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