La nascita dei S.A.F. a La Spezia - Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Sezione La Spezia

A.N.VV.F. La Spezia
Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale
sezione di La Spezia - Organizzazione di Volontariato
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LA NASCITA DEI S.A.F. NEL COMANDO VVF DI LA SPEZIA
(Speleo Alpine Fluviali)

Questa parte di storia dei Vigili del Fuoco Della Spezia, poi diventata patrimonio di tutto il Corpo Nazionale, crediamo sia importante farla raccontare direttamente da uno dei principali protagonisti, perciò cediamo la penna a Luciano Bruccini.

Vorrei raccontare questa parte storia per quei ragazzi (i nomi sarebbero tanti da elencare ma le ricordo tutti) oggi ottimi professionisti che allora hanno creduto a un progetto nell'intento di migliorare le proprie prestazioni professionali a vantaggio della collettività e del bene Paese.
Sono passati quasi trentanni dal primo soccorso effettuato sulla falesia del Muzzerone sita nel comune di Portovenere,  nel descrivere l'intervento, lamentavo una scarsa preparazione dei VVF e la mancanza di idonee attrezzature adeguate alla nuove tipologie d'intervento.
La Spezia è una città di mare ma anche di montagna si presenta  con ardite scogliere sul mare e con monti boscosi che la dividono dalle Alpi Apuane e dagli Appennini, due fiumi pluviali danno nome alle vallate del Vara e del Magra, un territorio impervio solcato da numerosi sentieri percorsi dagli appassionati del trekking per la loro bellezza, l'alta via dei Monti Liguri e i sentieri delle Cinque Terre ne sono un esempio, negli anni queste peculiarità hanno messo a dura prova il sistema di soccorso con complessi interventi.

 PREMESSA
Negli anni 70/80 in uso al CNVVF,  cosi come al Comando di La Spezia, vi erano solo corde di canapa di vari diametri, i nodi conosciuti erano tanti, già alle scuole centrali antincendi di Roma Capannelle, venivano insegnati; c'era una dispensa  che illustrava le categorie dei nodi, suddividendoli in: Ammaraggio, Giunzione, Salvataggio, e per citarne alcuni, nodo da traino semplice e composto, nodo Milano e nodo Torino (praticamente delle imbracature) nodo paletto, nodo di ancoraggio, nodo alla muratore, nodo barcaiolo, gassa e mezza gassa, ecc. ecc..  In seguito ripetuti quasi quotidianamente come addestramento ai Comandi. I Pompieri degli anni 50/60 con queste corde hanno fatto cose grandiose per recuperare nelle Foibe i resti umani delle barbarie. Di solito la calata di un operatore era assistita cioè guidata dai colleghi da zona sicura, mai autonoma, questo sistema di procedere veniva escluso con la manovra di emergenza di evacuazione da un edificio, la manovra richiedeva l'uso del cinturone di sicurezza provvisto di gancio al quale si avvolgeva a spire la corda di discesa che era vincolata ad un ancoraggio naturale. Ci si calava nei pozzi con scale di corda, paranchi e pulegge erano da sempre conosciuti.

L' EVOLUZIONE
L'evoluzione dei materiali avviene negli anni 80/90.
Il maggior benessere del Paese, un orario di lavoro più umano e il tempo libero acquisito,  hanno fatto si che molte persone si dedicassero a vari sport  all'aria aperta tra cui l'alpinismo (o meglio l'arrampicata sportiva)lo sci, il trekking, la speleologia e la discesa dei fiumi in canoa, prima solo a beneficio ed esclusiva di pochi. La progressione su corda (la corda veniva chiamata fune, soga, canapo) apre nuovi orizzonti, il fiume impetuoso si impara a conoscerlo e a rispettarlo, entra nel CNVVF la generazione che ha potuto praticare queste discipline, sono portatori di novità e alcuni cominciano a pensare di poter sfruttare queste tecniche ai fini del soccorso, infatti alcuni di noi avevano visto i limiti dei mezzi tradizionali in dotazione  nei nuovi scenari incidentali di soccorso in zone impervie, ma anche industriali e urbani (un esempio per tutti, un camion incidentato con la cabina nel vuoto su un viadotto, come intervenire in sicurezza? Come raggiungere l'autista senza compromettere la nostra e la sua incolumità?) Con la lungimiranza di alcuni Comandanti parte  nella nostra città una sperimentazione a livello locale, volta ad acquisire le conoscenze e le capacità tecniche occorrenti per effettuare manovre di progressione su corda.
  
LA SPERIMENTAZIONE
Il 16.5.88  a seguito di un intervento effettuato nella falesia del  Muzzerone, con gli stivali e il cinturone, (Rivista Antincendio Aprile 1988) scrivevo al Sig. Comandante Ing. Marano per chiedere chiarimenti relazionati nel mio rapporto d'intervento   (vedi allegato)(1)
 
Nel 1988 il M.I. -D.G.S.A e P.C. fornisce in dotazione agli automezzi VF (Polisoccorso) un sacco sollevamento e tiro “RollGliss” contenente una corda semistatica, una maniglia “Jumar”, un imbraco e un seggiolino di evacuazione.   vedi foto sotto

             
 
Pur avendolo a disposizione, il 28 di ottobre, in un soccorso a un collega di Massa, rimasto bloccato con i piedi in uno scavo, si è dovuto ricorrere, con la corda semistatica, non potendogli infilare un imbrago e non disponendo ancora del triangolo di evacuazione, ad effettuare un nodo detto da ” traino composto” direttamente sulle gambe e ultimato sul corpo con la parte superiore del nodo Milano,  l'operazione ha avuto successo potendo cosi liberare il nostro compagno.
Il 16.2.1989 ci fu un'altro intervento al Muzzerone sul “pilastro della discordia” per soccorrere un alpinista che durante l'arrampicata in una caduta (volo), strappava via vari chiodi, piombando su una cengia e infortunandosi gravemente, l'intervento effettuato con imbraghi e scarponi personali (Rivista Antincendio Maggio1989) venne portato a buon fine anche con l'aiuto di volontari del Soccorso Alpino.
Il 23.6.89 A seguito dell' intervento di cui sopra il Lions Club di La Spezia ha donato al Comando VVF un carrello autotrainabile contenente varie apparecchiature tecniche di soccorso per zone impervie. (vedi foto cerimonia)

Nel 1989 con il Comandante Ing. Marano e successivamente con il Comandante Ing. Catarsi sono stato incaricato di avviare una sperimentazione sulle
tecniche di soccorso su corda (dopo un corso di preparazione alle tecniche spelo/alpinistiche effettuate dagli Istruttori del CNSAS, formando una squadra che comprendeva sedici elementi,(quattro per turno di servizio) (autorizzati dal M.I., con nota 3204/29101 del 1.3.89,  (vedi all.)(3)  questa squadra a livello di Comando veniva chiamata semplicemente Speleo e da alcuni in modo ironico Power Ranger)      




di lato foto che ritrae uno dei corsi successivi
 

L'intento era quello di capire in primis il mondo dell'arrampicata, di esplorare una grotta e di discendere un fiume impetuoso in canoa e/o a nuoto e su un gommone, imparando a conoscere i pericoli insiti nell'ambito fluviale e negli altri ambienti oggetto della sperimentazione. (nell'estremo ponente ligure un nostro capo squadra, con una fune di canapa, nel nobile tentativo di salvare un pescatore isolato nel fiume da una piena improvvisa, non riusciva nell’intento perdendo la vita con il pescatore che intendeva soccorrere) Ho condotto questa sperimentazione per lungo tempo quasi cinque anni, (sacrificando il tempo libero e continuando a fare la partenza nel turno di servizio), allora avevo il ruolo di Caposquadra  i vigili  Balzi, Veneri, Stretti, Donno, Rapallini, Lepri e Copelletti e in seguito tanti altri, mi hanno aiutato,( con grandi sacrifici anche da parte loro), ad acquisire innumerevoli tecniche (soprattutto speleologiche). La grotta  è stata una palestra d'insegnamento importante, l'ambiente ipogeo di per se stesso claustrofobico, già metteva a dura prova, l'armo con uso degli spit e del pianta spit, per la progressione orizzontale e verticale, la discesa e risalita su corda con l'uso del discensore speleo, (con o senza stop) e per la risalita l'utilizzo del  bloccante ventrale, la maniglia e la staffa, le longe lunghe e corte i nodi ecc. ecc. al buio con una lampada frontale a carburo, da soli, abbiamo esplorato, lavorato e provato dentro la grotta dei Branzi – 97 mt., nella grotta di Quaratica – 70 mt., nella grotta del fango di Pignone e nella grotta grande sempre di Pignone, e in tutti i buchi dove era facile infilarci; grotte facili da esplorare, adatte ad imparare le tecniche in sicurezza.
Nella palestra di roccia del Muzzerone abbiamo sperimentato la progressione su corda in stile alpino in vie con 4/5 tiri di corda, abbiamo conosciuto i rinvii, le soste in parete il nodo a otto, la discesa in doppia con l”8”e in corda singola con il “GRI-GRI” (discensore/assicuratore, attrezzo che veniva utilizzato principalmente per fare sicura nell'arrampicata sportiva in sostituzione del nodo mezzo/barcaiolo), questa tecnica l'abbiamo poi utilizzata per la progressione verticale su tralicci, con rinvii e corde dinamiche e il “GRI-GRI” per l'assicurazione dinamica.
Questo attrezzo semplice e sicuro ci dava l'opportunità di avere un solo attrezzo per la discesa e la risalita su corda e quindi semplificare l'equipaggiamento e le tecniche (diversamente da quelle speleologiche) con questo attrezzo ci siamo inventati la manovra con l'autoscala usata come braccio fisso e mobile al quale appenderci con una corda statica e/o semistatica(fattore di caduta 0) e poter “finalmente “ raggiungere in tutta sicurezza  quella cabina del camion sospesa nel vuoto, poter entrare negli edifici crollati e poterne uscire, lavorare sui tetti. Tutto questo è stato consacrato nel terremoto dell'Umbria 97/98 ove come CNVVF abbiamo impiegato in larga scala queste tecniche per imbrigliare torri o recuperare oggetti e/o opere d'arte, difficilmente realizzabili con le tradizionali attrezzature e i mezzi in dotazione ai VVF.
In quel contesto, operavano esperti nazionali quali coordinatori di squadre S.AF. e  di  sezioni operative di colonna mobile di vari Comandi.

ESITO FINALE
Il 13.4 .1994  con nota 3179 sono stato convocato a Roma con il vigile Casaleggio Sergio di Genova per conferimento-incarico alla programmazione didattica che ha dato il via alla stesura di un manuale tecnico chiamato “tecniche di derivazione speleo/alpinistica applicata al soccorso urbano-industriale e in zone impervie”   (vedi all.)(5)
Ci sono voluti due anni di discussione per formulare il testo guida chiamato “Manuale di tecniche di derivazione speleo alpinistica e fluviale” identificato poi in S.A.F.,  i componenti della commissione che hanno partecipato alla stesura sono stati nominati “Esperti” dopo un corso di preparazione a esami svoltosi a Roma e a La Spezia, con il compito di veicolare il progetto, il controllo applicativo delle tecniche, l' uniformità delle stesse, nonché lo studio di nuovi materiali e manovre di soccorso.
Di fatto in alcuni Comandi Torino, L'Aquila, Perugia, Genova e in Sicilia e altri ancora  che non ricordo, erano già presenti dei gruppi che operavano in maniera dissimile fra loro e sicuramente empirica, in grotta e in montagna. Purtroppo questo modo di procedere rischiava di  far naufragare e sicuramente inficiare una possibile evoluzione del soccorso a persona a cui si intendeva dar vita.  Genova aveva già una lunga tradizione in interventi di elisoccorso. Per la stesura delle tecniche di soccorso fluviale, ai pericoli insiti nell'acqua bianca,  dobbiamo principalmente ringraziare il ns. collega Spezzino Copelletti, oggi Ispettore al Comando di  La Spezia.
Nel 1994 la squadra speleo/fluviale di La Spezia è stata inviata direttamente dall'Ispettorato Emergenza di Roma nelle prime ore successive all'alluvione del Piemonte, per prestare soccorso alla popolazione, con le nostre tecniche, abbiamo potuto operare traendo in salvo col gommone da rafting prima molte persone e dopo un nostro collega rimasto isolato nel fiume Tanaro (Rivista Antincendio giugno 1995 cronaca di un'alluvione).
Nel 1996 il ns. Comando con l'elicottero di Genova soccorreva per primi la popolazione di Cardoso colpita da una devastante alluvione. (vedi l'art. In 115 storie intorno al fuoco) Il 7.9.1997 con nota 3706/5 del M.I. ,veniva comunicato il decreto di nomina della commissione Esperti che comprendeva sia il sottoscritto che i colleghi Balzi e Spalatra.  In quel contesto, La Spezia e Genova, contribuivano a rendere la Liguria, la Regione più rappresentata.  (vedi all.) (6)
Per “dare gambe” al progetto occorreva incrementare il numero degli Istruttori. Venne quindi bandito un corso per 20/25 unità con l'intento di coprire l'intero territorio Nazionale, da svolgersi nei poli didattici di Roma, La Spezia e L'Aquila.
Il sisma dell'Umbria ha rinviato questo corso, ma nelle zone terremotate a fianco dei colleghi impegnati nei puntellamenti è apparso un nuovo vigile del fuoco col casco rosso, attaccato alla corda sospeso nel vuoto, sono stati definiti dalla stampa “i nuovi angeli”, a noi piace invece pensarli in termini più terreni e cioè una generazione di VVF  che stava cercando, alle soglie del duemila, di diventare un corpo di professionisti del soccorso.
Tantissimi gli interventi effettuati ove i mezzi in dotazione non potevano essere impiegati e laddove con questi era possibile, migliorandone la possibilità d'intervento e la sicurezza del personale.
Dopo il terremoto dell'Umbria e l'ingresso nella commissione di altri 20 esperti inizia la fase di addestramento del personale con step di apprendimento chiamato : 1A -1B – 2A- 2B con lo scopo di formare personale con indicazioni di base e più avanzate per fare in modo che ogni squadra di partenza potesse portare in tutta sicurezza almeno un soccorritore su un pericolante e stabilizzarlo in attesa di un intervento più qualificato.(2A-2B e/o elicottero)
Al Comando di La Spezia, l'APS disponeva in cabina di tre sacche: ROSSA(fuoco), VERDE (acqua), GIALLA (chimico), UN SACCO POMPIERE e  UNA BARELLA TOBOGA, posta sull'Imperiale.
Nella sacca Verde vi era un idrocostume stagno da potersi usare  sopra  la divisa  per soccorrere persone in laghi e canali evitando problemi di ipotermia in caso di soccorsi prolungati.
Roma, La Spezia e l'Aquila  hanno costituito i primi poli didattici per l'insegnamento a queste tecniche formando tutti gli “Esperti nazionali”. La nuova caserma dei VVF Spezzini, a questo proposito nasce come Polo didattico e di Soccorso, per ospitare manovre SAF  e con il simulatore (“Ship Trainer”)  per addestrare il personale nautico del settore Settentrionale.

STORIA RECENTE
Il Comando di La Spezia non è più sede didattica SAF.
La fase 1A viene direttamente insegnata ai vigili in prova presso le Scuole Centrali Antincendi di Roma.
Altri Comandi sono diventati poli didattici per le tecniche avanzate speleo/alpine e Varallo Sesia il polo didattico per le tecniche fluviali.
Le opere provvisionali eseguite nel terremoto dell'Aquila dai reparti S.A.F  il soccorso e ricerca sulla nave Concordia al Giglio, sono state definitivamente sancite, ratificate e copiate da molte organizzazioni internazionali deputate al soccorso.
Sono orgoglioso e fiero di aver avuto la possibilità di partecipare a questa avventura.
Mi dolgo del fatto che La Spezia non sia  un polo didattico SAF.
Ringrazio il Comandante Catarsi per la sua lungimiranza, un caro pensiero va al Comandate Marano che ci ha lasciato prematuramente e un grande grazie a tutto il personale del Comando di La Spezia che ha condiviso con me le fasi iniziali di questo progetto.

Luciano Bruccini
Ottobre 2018
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